di

Fabio Chiocchia

 

2.Mal d'Africa

 

 

L'agente Bernard Wilkins, del Federal Bureau of Investigation si tolse gli occhiali da sole mentre sbirciava i due energumeni che osservavano ogni sua mossa mentre seguiva il loro capo, il tizio con la benda all'occhio, all'interno della stanza.

 

 Odiava che qualcuno mettesse in dubbio il suo lavoro, tantomeno quando erano dei prezzolati bastardi in giacca e cravatta a farlo. Avevano già ispezionato nei minimi dettagli la scena del presunto delitto e quel wakandano, Omoro [1] , e il suo esercito di gorilla erano arrivati pretendendo che tutto venisse lasciato com'era e che si attendesse l'arrivo nientemeno che del loro Re, che avrebbe fatto un secondo sopralluogo.

Aveva cercato di inviare quante più proteste possibili all'Ufficio del Vice Direttore ma non aveva ricevuto alcun responso positivo. Si trattava di un diplomatico straniero e l'FBI avrebbe lavorato strettamente a fianco dei servizi segreti wakandani per venire a capo di ciò che era davvero avvenuto in quella suite. Assolutamente ridicolo e inaccettabile. Cosa, tralaltro, veniva a fare la loro amata testa coronata lì? Cosa sperava di aggiungere un damerino di sangue blu nato tra i bufali e le zebre alle indagini sulla risoluzione di quel caso?

Obama era forse mai venuto a interferire in una scena del crimine?  Bush, o uno degli stramaledetti Presidenti che aveva visto susseguirsi nei suoi dieci anni di brillante carriera lo avevano mai fatto? Mai una volta era successo.

Un Presidente Americano l'etichetta e le procedure le conosce! Inoltre erano anni che lavorava per loro, cos'era, i Watussi non si fidavano di un pluridecorato agente dell'FBI? Omoro accanto a Wilkins, lo sentiva brontolare tra sè e sè e trovava la cosa alquanto divertente. In effetti lo divertiva sempre un mondo vedere un americano adirarsi quando le sue pretese di aver sempre la precedenza su tutti solo per il fatto di esser nato sotto l'egida delle stelle e  strisce venivano messe in discussione.

Erano cose come questa che smorzavano la sua nostalgia per la sua terra natale. Questo e il lavoro che non gli lasciava di certo il tempo per rimuginare su quanto era bello correr nella savana saltando come una gazzella, a piedi nudi di prima mattina. Appena T'Shan era arrivato a New York era questo che Omoro aveva fatto, il suo dannatissimo lavoro.

Aveva subito posto quattro dei suoi migliori agenti alle sue calcagna per sorvegliarlo a turno 24 ore al giorno e i due che quella sera erano adibiti alla sorveglianza erano svaniti nel nulla come se non fossero mai esistiti.

Non dubitava neppure per un secondo della lealtà di quei ragazzi, quindi non poteva che supporre che gli fosse capitato qualcosa. Qualcosa che gli aveva impedito di esser nel loro stramaledetto posto quando nella suite di T'Shan avveniva quel casino.

Omoro si allontanò dall'agente Wilkins, lasciandolo a mormorare lamentele mentre si dirigeva verso l'enorme vetrata che si affacciava su una spettacolare vista dello skyline di New York. La finestra scorrevole era aperta così Omoro potè uscire sulla veranda senza la paura di inquinare alcun indizio fosse eventualmente sfuggito al suo "nuovo amico" Wilkins. Fu investito subito dall'aria fredda tipica delle grandi altezze e dunque anche degli ultimi piani dei grattacieli newyorkesi. Quella sì che era una cosa a cui non si sarebbe mai abituato, il freddo era per lui qualcosa di totalmente alieno. Si sporse comunque dal balcone guardando la strada sottostante, affollata come ogni giorno di quante più auto una giornata lavorativa riusciva a stipare per le vie della Grande Mela.

Chiunque altro, volendo cercare un supereroe avrebbe guardato il cielo, dopotutto non era raro veder sfrecciare vicino alla propria finestra miliardari in armatura , uomini che sparano ragnatele o dei del tuono, ma lui il suo personale eroe lo avrebbe trovato lì a bordo di una limousine, intrappolato nel traffico come un comune mortale.

Omoro premette un punto della tempia e un piccolo raggio laser proiettò uno schermo olografico dinanzi al volto del capo dei servizi segreti wakandani.

 

-T'Challa, figlio di T'Chaka!

 

Immediatamente l'ordine arrivò al dispositivo, l'ultimo brevetto di T'Challa per quanto riguardava le tecnologie di cui le spie wakandane si servivano, scansionò la strada sottostante centrando poi la visuale su un auto che procedeva verso il palazzo.

Omoro zoomò su di essa e riconobbe subito la limo personale del suo Re nonostante essa non portasse stemmi ufficiali. T'Challa non voleva che la sua presenza su suolo americano fosse strombazzata ai quattro venti più del dovuto, come aveva già sospettato.

Calcolò che la vettura sarebbe arrivata lì entro un ora, a voler essere ottimisti. Sbuffò poggiandosi con la schiena contro la ringhiera e facendo un piccolo sorrisetto in direzione di Wilkins, all'interno della suite.

 

-Credo che il Re si farà desiderare ancora un pò. Ma dopotutto non hai tutta questa fretta, non è vero, Berny?

 

Fu allora che una mano si aggrappò alla ringhiera della balaustra facendo sussultare Omoro. Solo una persona poteva fregarlo in quella maniera, pensò Omoro. Chiunque altro si sarebbe visto saltare in aria la mano, ancor prima che potesse bearsi di aver cercato di sorprendere il capo del servizio segreto wakandano! Quasi immediatamente, infatti, T'Challa si issò sulla balaustra per poi voltarsi e tendere una mano verso un altro uomo, S'Yan. Entrambi indossavano l'uniforme da Pantera, cosa che sorprese non poco Omoro.

 

-Hai un senso tutto particolare del non dar troppo nell'occhio! Scalare un lussuoso palazzo in pieno centro e in "abito da lavoro". Domani il Bugle ci andrà a nozze!

 

T'Challa alzò le spalle stringendo poi la mano di Omoro e togliendosi la maschera, sfoggiando un sorriso in direzione del suo Capo dei Servizi segreti.

 

-Sai quanto odio il traffico di questa città. E per quanto io sia paziente odio attendere inutilmente. Anche perchè...

 

E detto ciò si voltò verso S'Yan, assumendo un tono più serio.

 

-S'Yan non merita di viver un solo secondo in più senza sapere cosa è accaduto a suo figlio.

 

S'Yan non disse una parola, si limitò soltanto a far passar lo sguardo da T'Challa a Omoro, che improvvisamente si ritrovò senza troppa voglia di pronunciare altre battute. Indicò solo a T'Challa l'interno della suite e li accompagnò mentre parlava.

 

-T'Shan alloggiava qui da quando è arrivato a New York. E' un lussuoso palazzo di recente costruzione, con stanze costruite sul modello delle più esclusive suite degli alberghi per ricconi. Tuo cugino era l'unico residente del palazzo, dato che l'inaugurazione ufficiale avverrà solo tra un mese, ma quando mi ha detto che questo posto e i servizi offerti gli piacevano ho fatto in modo di convincere le persone giuste. Dopotutto era un palazzo vuoto, non avremmo dovuto preoccuparci che qualche coinquilino attentasse alla sua vita. Nonostante questo però, gli avevo affidato come scorta due dei miei uomini migliori… che sono misteriosamente svaniti assieme a lui l'altra sera.

 

Omoro indicò dunque Wilkins, che in un angolo della stanza era guardato a vista dai due energumeni.

 

-Oh già, non ho ancora fatto le presentazioni. Questo è il nostro esimio collega dell'FBI, l'agente Bernard Wilkins, colui che si è occupato del primo sopralluogo.

 

T'Challa incrociò lo sguardo dell'agente quindi tese la mano verso di lui. Wilkins, che aveva visto dall'interno l'inaspettato arrivo del Re del Wakanda lo guardò per qualche secondo interdetto quindi assunse un falso sorriso da squalo non volendo dimostrare all'altro quanto la sua figura lo mettesse in soggezione. Così decise di stringere la mano della Pantera volutamente in maniera troppo energica.

La solida stretta di un solido americano, pensò, per far capire subito a quella testa coronata chi comandava. O almeno questo era ciò che credeva di star trasmettendo dato che la mano del Sovrano sembrò improvvisamente divenire dura come la pietra e fu Wilkins stesso a digrignare i denti per il dolore.

La stretta non durò comunque più di sette secondi e dopo un altro sguardo intenso del Re di Wakanda, questi fece un cenno con il capo all'uomo.

 

-Agente Wilkins... Spero non le dispiacerà se compirò un secondo sopralluogo della scena. Non dubito che lei abbia svolto un lavoro eccellente ma a tutti può sfuggire qualche dettaglio, non trova?

 

Il tono era quello di una domanda estremamente retorica ma Wilkins si sentì morire la risposta in gola. Gli occhi di T'Challa incrociarono ancora per qualche secondo quelli dell'agente dell'FBI, poi senza attendere la sua risposta lo oltrepassò e si affiancò a Omoro dando finalmente prima occhiata alla stanza che era stata lasciata bene o male così come l'aveva trovata la domestica che aveva denunciato la scomparsa di T'Shan.

L'FBI aveva smosso qualcosa e prelevato qualche campione ma non avevano praticamente alterato nulla di che. A terra, sulla lussuosa moquette dell'enorme salotto in cui si era svolto il "crimine" c'erano macchie di sangue, in realtà non molte ed erano poste sotto un muro dal quale pendevano due corde anche esse rosse di sangue in due punti diversi.

 A terra e sul muro stesso erano stati disegnati vari segni estremamente particolari con una pittura di colore bianco, mentre a terra, a formare un grosso cerchio, erano poste in più punti della stanza, alcune zucche dalla caratteristica forma a bottiglia.

Tutto lasciava supporre che lì si fosse consumato un rituale. Omoro indicò il centro della stanza e disse semplicemente.

 

-La scena è tutta tua! Cosa sai dirci in più del nostro caro amico Berny?

 

Wilkins sembrò risvegliarsi di botto dopo quella affermazione e fatta una smorfia di rabbia si portò a muso duro con Omoro cominciando a imprecare.

 

-Ora credo di aver sopportato anche troppo! Ho già fatto un sopralluogo più che accurato di questa stanza e qui si sta mettendo in dubbio...

 

Omoro lo guardò annoiato quindi fece un cenno ai due energumeni che improvvisamente posarono le loro enormi mani sulle spalle dell'agente Wilkins tirandolo indietro.

 

-Credo che all'agente serva una boccata d'aria fresca. Star rinchiuso tutto questo tempo in questa stanza deve avergli fatto male… provvedete subito!

 

Wilkins comincio ad agitarsi, imprecando in direzione di Omoro e cercando di liberarsi inutilmente dalla presa dei due uomini.

 

-LASCIATEMI! LASCIATEMI! Voi non potete trattarmi così, la avverto! La avverto, ve la farò pagare sporchi...

 

La porta della suite si richiuse prima ancora che potesse finire la frase e Omoro fece un cenno di saluto in direzione della stessa. Anche le labbra di T'Challa si incresparono in un quasi impercettibile sorriso, che comunque lasciò il posto presto a una più neutra espressione concentrata.

Si chinò a terra osservando con attenzione quell'inusuale scenario e le macchie di sangue quindi dopo un minuto in cui sia Omoro che S'Yan mantennero un religioso silenzio improvvisamente si alzò voltandosi  quindi verso suo zio.

 

-T'Shan è ancora vivo S'Yan. Anche se non so in che condizioni sia, dato che qui dentro si è consumato un ben strano rituale.

 

Indicò le corde che pendevano dal soffitto con un cenno del capo

 

-Qualcuno lo ha legato al muro mani e piedi ma non c'è traccia di qualcosa che faccia supporre che il tutto si sia concluso con la sua morte. Il sangue è troppo poco e disposto sul terreno in una maniera che esclude che colui che ha rapito tuo figlio lo abbia fatto dopo averlo ucciso.

 

S'Yan fissò T'Challa e sul suo volto il Re del Wakanda vide affiorare un velo di speranza pur ben celato come lo erano la maggior parte delle emozioni di un vecchio guerriero come lui. Forse suo figlio era ancora vivo ma chi poteva averlo rapito?

Questo era il pensiero che occupava la mente del vecchio ma la risposta non riusciva a trovarla. Non potè comunque rimuginare su questo più di tanto, né potè farlo Omoro dato che il Re Pantera continuò immediatamente la sua disamina della "scena del crimine".

 

-La disposizione a cerchio è tipica di molti rituali magici o sciamanici. Il cerchio sembra creare uno spazio spirituale entro il quale chi esegue il rito sente di poterlo compiere nella sicurezza che esso non venga disturbato in alcun modo da influenze esterne. La sua presenza mi fa credere che su T'Shan sia stata apposta una magia o un anatema di qualche tipo, che però necessitava di alcune gocce del suo sangue. Se non vivessi in un mondo come il nostro potrei quasi dire che si tratti di un’assurdità, ma ne ho viste troppe in vita mia per scartare una tale ipotesi. Le zucche che vediamo qui attorno poi...

 

E detto ciò T'Challa si voltò verso di esse indicandole con una mano

 

-...questa specie è tipica del centro Africa e veniva spesso svuotata e riempita di offerte per gli dei.

 

T'Challa ne raccolse una e scoprì subito che la cima era stata tagliata e che al suo interno era effettivamente cava pur se conteneva varie spezie di diversa natura. Annusò il contenuto quindi la ripose nuovamente a terra. Il suo olfatto sviluppato dagli stupefacenti poteri della foglia a cuore gli aveva rivelato che non si trattava di null'altro che erbe cerimoniali, tipiche di quelle pratiche sciamaniche.

Nella stanza però c'erano altri due odori ben distinti. Il primo lo avrebbe riconosciuto tra mille. Si bloccò per qualche secondo cercando di isolarlo dagli altri, volendo evitare di sbagliarsi, ma il responso dei suoi sensi fu sempre lo stesso. 

 

-Qui dentro qualcuno ha usato del Ndoto...

 

Disse all'improvviso, con aria grave mentre continuava ad annusare l'aria come un predatore. S'Yan reagì sorpreso all'affermazione di T'Challa e solo Omoro non sembrò esser colpito da quel nome che non gli diceva palesemente nulla.

T'Challa si voltò dunque verso il capo dei servizi segreti.

 

-Questo nome credo ti dica poco, Omoro perchè ancora non ho provveduto a inviarti gli ultimi dati provenienti da una mia accurata ricerca personale sulla guerra civile in Rudyarda [2] . Avevo pregato W'Kabi di farteli avere al più presto ma evidentemente è così pieno di lavoro che gli sarà passato di mente.

 

Omoro scosse la testa

 

-Mai, mai che si considerino i sentimenti del povero Omoro! A volte penso che basterebbe creare una task force di tuoi cloni e noi dei Servizi Segreti saremmo totalmente obsoleti!

 

-Non avevo certo intenzione di rubarvi il lavoro, solo che...

 

Omoro però fece un gesto di noncuranza scuotendo la mano

 

 -Lascia stare! Credo che continuerò a sentirmi offeso dopo che mi avrai spiegato di che diamine stai parlando! Dopotutto non abbiamo tempo da perdere qui!

 

Il Re Pantera annuì, anche se sapeva che in futuro sarebbero tornati di sicuro sull'argomento. Riprese quindi a spiegare

 

-Ultimamente la guerra in Rudyarda si è inasprita ulteriormente. Le rappresaglie contro la popolazione hanno raggiunto un livello allarmante soprattutto ora che gli afrikaner sono oramai allo stremo. E' qui che si sono inserite alcune multinazionali estere, che vedrebbero minacciati i loro interessi se le fazioni etniche prendessero il sopravvento, e che stanno provvedendo ad armare gli afrikaner.

 

-Schifosi bastardi-disse Omoro tra i denti.

 

 -Una di queste armi è il Ndoto.  Viene utilizzato sia in guerra che durante gli interrogatori ed è stato sintetizzando compiendo esperimenti genetici sul Claviceps purpurea, un fungo meglio conosciuto come Segale Purpurea, che cresce come un parassita nei raccolti di granturco.

 

-Lo stesso da cui si ricava l'LSD- aggiunse ancora Omoro pensieroso.

 

-Precisamente. Immagina un acido lisergico estremamente potenziato e che sia in grado di trasmettere a chi lo assume solo folli immagini da incubo. A differenza della sua controparte più innocua questo emana un odore alquanto pungente e il suo effetto può durare anche per giorni interi, lasciando chi ne è sotto l'influsso, spossato e spesso compromesso psicologicamente a vita.

 

S'Yan finalmente intervenne nel discorso, diretto come era sempre stato, e ponendo la domanda che ancora nessuno aveva fatto.

 

-Dunque pensi che nel rapimento di mio figlio c'entrino gli afrikaans?

 

T'Challa si accigliò soppesando per qualche secondo le parole da pronunciare prima di rispondergli.

 

-O loro o qualcuno che possedeva una scorta personale di Ndoto... Il rituale cozza sicuramente con la teoria che chi lo ha eseguito sia di origine afrikaans però. Qui ci troviamo di fronte a un arte sciamanica che riconduce a tradizioni più antiche ed indigene. Alcuni antichi stregoni, è risaputo che utilizzassero allucinogeni durante le loro pratiche, il nostro uomo doveva aver davvero bisogno che T'Shan provasse un forte terrore per ciò che stava avvenendo in questa stanza se ha utilizzato il più temibile di essi.

 

S'Yan aggrottò la fronte portandosi il pollice sotto il mento e cominciando a riflettere su quelle conclusioni. Perchè gli afrikaans del Rudyarda avrebbero dovuto volere suo figlio? Richiesta di riscatto? Un ricatto verso il Wakanda per evitare interventi nella guerra civile? Ma allora perchè non rapirlo e basta?

 Perchè c'era stato bisogno di eseguire un rituale su di lui? S'Yan socchiuse i suoi vecchi occhi stanchi poggiandosi contro una colonna del muro e tirando un sospiro.

Anche un guerriero temprato come lui aveva un cuore, e ora che la vita di suo figlio era messa in pericolo, esso riaffiorava e tutto il peso della sofferenza che questa situazione gli procurava si mostrava in tutta la sua gravosità.

Non era mai andato molto d'accordo con suo figlio, era vero, forse per il suo animo ribelle e perchè nonostante fosse un ragazzo sveglio e intelligente non sembrava eccellere in nulla. A volte avrebbe voluto che fosse più come suo cugino T'Challa e questo T'Shan lo avvertiva, covando di conseguenza sempre più odio verso il Re del Wakanda e risentimento nei suoi confronti.

Nonostante questo però era pur sempre suo figlio, e solo ora che rischiava di perderlo vedeva le sue mancanze nei suoi confronti. Improvvisamente i pensieri del vecchio S'Yan furono però interrotti da uno strano e insopportabile ronzio.

Attorno a lui tre mosche di grosse dimensioni avevano cominciato a volare rumorosamente. Di solito non avrebbe permesso a una cosa così insignificante di distrarlo, se non fosse per il fatto che quel ronzio era più rumoroso del normale.

Ad esse se ne aggiunsero altre quattro, poi cinque, poi altre dieci. Un intero sciame di mosche dal nulla comparve improvvisamente nella stanza.  I sensi acuti di S'Yan in qualche modo si misero subito all'erta e lo stesso fecero quelli di T'Challa, che a sua volta si accorse che c'era qualcosa di strano nell'aria.

 Quegli schifosi insetti infatti cominciavano ad aumentare, sbucando da ogni dove, dal bagno, dalle finestre, dai lavandini e dalle serrature delle porte.

 

-Che diavolo...

 

Disse Omoro indietreggiando mentre il ronzio di quel nugolo di insetti si faceva sempre più assordante e insopportabile. Ad esso senza preavviso si sovrappose una beffarda risatina, uno sghignazzare lugubre e inquietante.

 

-Dunque non mi ero sbagliato sulla natura del secondo odore che avevo percepito-disse T'Challa mentre si poneva in posizione di difesa. Omoro, prima interdetto da ciò che stava avvenendo, si portò con le spalle contro le sue mentre tirava fuori la sua pistola.

 

-Immagino non si tratti del puzzo del pessimo dopobarba che portava Wilkins, non è vero?

 

-No...è l'odore di una iena!

 

Come T'Challa ebbe pronunciato questa frase la porta del bagno della suite saltò e ne fuoriuscì una iena ridens, grande il doppio di quanto lo sarebbe stato un normale esemplare adulto.

 L'animale mostrò i denti sporchi di sangue e latrò nella direzione dei tre uomini. Altri diversi latrati si udirono quindi da diversi lati della stanza mentre le mosche si compattavano tra di loro venendo quindi pervase da una fiamma simile a un fuoco fatuo e tramutandosi in altrettante iene.

 I saprofagi, nove in tutto, circondarono subito i wakandani, passandosi la lingua sulle labbra con fare famelico. C'era qualcosa di strano, di demoniaco in quegli esseri, e non solo per la maniera in cui si erano materializzati, sembravano emanare una sensazione di morte attraverso i loro sguardi assassini. T'Challa riuscì lo stesso, dopo un momento di sgomento, a mantenere la mente lucida e a ragionare freddamente.

Era facilmente intuibile che chi aveva rapito T'Shan non usava di certo mezzi terreni per contrastarli, e quelle belve feroci dovevano costituire con molta probabilità il comitato di bentornato a New York per lui o per chiunque fosse venuto a ficcanasare. Ma perchè Wilkins non era incorso nello stesso pericolo che in quel momento loro stavano correndo? Improvvisamente gli tornò in mente la profezia di Maisha e ancora una volta il forte sospetto che ciò che stava avvenendo e quel che era accaduto a T'Shan fossero collegati ad esso si fece largo prepotentemente nella sua mente.

Il tempo per rimuginare su questo era però poco, dato che la prima iena improvvisamente si fece avanti cercando di balzare alla giugulare del Re Pantera. T'Challa non si fece certo trovare impreparato e schivando di lato affondò gli artigli di vibranio del costume nel fianco della iena, procurandole uno squarcio consistente che andava dalla gamba destra fino alla base del collo.

 L'animale guaì e si accasciò al suolo scomponendosi nuovamente in un piccolo sciame di mosche, che in pochi secondi riassunse ancora una volta la forma del canide. Esso riprese immediatamente il suo posto accanto alle altre iene, ringhiando quindi in direzione di quello che credeva erroneamente essere un ottimo pasto. La situazione era molto più complicata di quanto potesse sembrare all'inizio. Omoro fece una smorfia di disgusto.

 

-Mi ero dimenticato quanto puzzaste voi mangiacarogne! Ma mosche o iene, la mia pellaccia dovrete guadagnarvela!

 

Sollevò la pistola e la puntò in direzione delle iene più vicine a lui. Queste non sembrarono affatto impressionate anzi, cominciarono semplicemente a sghignazzare per poi lanciarsi stavolta simultaneamente all'attacco. I tre wakandani non assistettero però impotenti difatti mentre Omoro puntava dinanzi a sè l'arma e sparava pallottole contro tutti gli animali che si trovava dinanzi, T'Challa e S'Yan si lanciarono a loro volta verso i saprofagi.

 Come le pallottole di Omoro raggiunsero le iene, però, queste divennero improvvisamente mosche evitando di esser raggiunte, mentre anche T'Challa e S'Yan si ritrovarono a colpire il vuoto. Gli insetti cominciarono a muoversi convulsamente sul soffitto per poi tornare nelle loro forme di canidi ancora una volta.

La loro tattica era chiara, stavano cercando di fiaccarli sicure che i wakandani non potessero colpirle in alcun modo. O almeno così credevano.

 

- Sembrano davvero intoccabili ma in realtà la loro difesa presenta un punto debole

 

Detto questo T'Challa estrasse da un alloggiamento nel suo costume una delle sue lame al vibranio lanciandola in direzione di una delle iene. Questa non perse tempo e si scompose immediatamente in una massa di ronzanti mosconi per poi tornare a rendersi compatta una volta evitato il coltello.

 Proprio nel momento in cui anche l'ultimo insetto era tornato a far parte della iena T'Challa sferrò un possente calcio diretto alla mascella dell'animale colpendolo in pieno e mandandolo a scontrarsi contro il muro.

 I calcoli del Re di Wakanda erano stati esatti. Gli erano bastati pochi secondi per analizzare quelle infernali bestie e capire che l'unico modo per danneggiarle era avere la tempistica giusta per colpirli nel momento in cui si erano appena ricompattati.

Al posto della iena rimasero solo un gruppo di mosche morte sul pavimento del salotto. Gli altri animali sembravano essere rimasti interdetti dalla fine della loro compagna, ma sembrarono superare quel momento molto presto.

Senza che T'Challa spiegasse nulla però Omoro e S'yan sembrarono aver capito al volo quale fosse il punto cieco nella difesa di quelle creature, anzi avvenne qualcosa di assolutamente inaspettato.

Senza essersi neppure messi d'accordo, i due diedero vita a un improvviso gioco di squadra. Omoro cominciò a sparare nella direzione delle iene che come provavano a ricomporsi dopo aver evitato i proiettili, trovavano S'yan pronto a colpirle mortalmente.

Quella visione non potè che rallegrare in qualche modo il cuore di T'Challa. Se la preoccupazione per la sorte di T'Shan sembrava aver fiaccato suo zio, ora il suo spirito guerriero fuoriusciva in tutta la sua potenza e nonostante l'età avanzata dimostrava ancora di saperci fare.

Presto grazie agli attacchi congiunti dei tre il pavimento della stanza divenne una lunga distesa di mosconi morti senza che vi fosse più traccia di alcuna iena. T'Challa si avvicinò dunque agli altri poggiando quindi una mano sulla spalla di S'Yan.

 

-Siete tutti interi?

 

A rispondere fu Omoro

-La prossima volta che ti dirò che soffro il mal d'Africa ti autorizzo a uccidermi. Sul serio, fallo!

 

S'yan stava finalmente per aggiungere qualcosa quando delle urla arrivarono dall'esterno della stanza. Sembrava la voce dell'Agente Wilkins. Immediatamente tutti e tre si voltarono verso la porta. T'Challa fu il primo a scattare e con un brusco movimento spalancò la porta della suite. La scena che gli si profilò davanti non poteva che descriversi come macabra, e qualcuno con lo stomaco meno forte del Re Pantera probabilmente non avrebbe potuto reggerne la vista.

 Wilkins e i due uomini che Omoro aveva incaricato di portarlo fuori giacevano al suolo, in un bagno di sangue che impregnava la lussuosa moquette verde che rivestiva il corridoio e anche la parete a vetri che si affacciava sulla skyline di New York.

 Da ogni orifizio mosconi di enormi dimensioni andavano e venivano mentre un quarto cadavere non meglio identificato stava fungendo da pasto a un altro gruppo di iene che pasteggiavano senza ritegno con le sue carni.

Come una delle iene avvistò T'Challa, le porte delle altre suite si spalancarono rivelandosi anche esse piene di quelle luride bestiacce. Omoro e S'Yan si sporsero dietro di lui e non appena videro l'esercito di saprofagi che avanzava verso di loro indietreggiarono, mentre T'Challa chiudeva velocemente la porta davanti a sè.

Neanche qualche secondo dopo cinque di quelle enormi iene si lanciarono contro di essa e la porta rischiò di uscire dai cardini. Alcuni pezzi di intonaco caddero a terra mentre piccole crepe si aprirono sul muro. Era chiaro che la porta non avrebbe retto a lungo.

 

-Non ci vorrà molto perchè entrino, T'Challa-disse in tono grave S'Yan mentre la porta veniva nuovamente sconquassata da un altro assalto di quei mostri. T'Challa tirò allora fuori da una tasca un oggetto di forma allungata sul quale premette un pulsante.

 

-Ormai dovresti saperlo, S'Yan, non mi piace farmi trovare impreparato.

 

Pochi secondi dopo aver concluso quella frase, la luce che penetrava dalle finestre della suite fu improvvisamente oscurata da qualcosa di enorme e nero. Gli occhi metallici di una pantera "sbirciarono" all'interno della suite inquadrando i tre wakandani, che correvano verso la veranda.

Non appena uscirono fuori fu chiaro che ciò che si trovavano a guardare era un enorme aereo simile a uno Stealth ma le sembianze del veicolo ricordavano quelle di una Pantera.

 

-Pacchiano... estremamente pacchiano! Come lo hai chiamato:Pant-Plano?

 

Chiese Omoro mentre osservava una passerella che si accostava alla ringhiera del parapetto della veranda per far salire a bordo i tre.

 

-Muoviti, quella porta non reggerà ancora a lungo!

 

T'Challa attese che S'Yan salisse per primo quindi spinse anche Omoro sulla passerella. La porta cedette in quel preciso istante e le iene cominciarono a riversarsi all'interno della suite latrando fameliche.

Per loro però non ci fu affatto un lauto pasto dato che grazie alla sua velocità, T'Challa stesso era a sua volta già sgusciato all'interno del veicolo, che si staccò immediatamente dal palazzo mentre la passerella rientrava e si chiudeva dietro i wakandani. I mostruosi saprofagi rimasero a osservare l'enorme sagoma del mezzo alato che si allontanava nei cieli di New York.

Il loro pasto sembrava destinato ad esser rimandato dunque, anche perchè come provarono a scomporsi in un nuovo sciame di mosche, qualcosa le bloccò. Dei passi lenti risuonarono nella suite quindi al centro della stanza comparve un enorme essere alato.

A osservarne il volto esso sembrava a tutti gli effetti quello di una iena, non troppo dissimile da quello degli animali che gli camminavano attorno. Il corpo era però antropomorfo e sulla sua schiena portava delle enormi ali del tutto identiche a quelle degli avvoltoi.

Sulla tesa calzava un grezzamente intagliato elmo fatto con il teschio di un marabù. L'essere socchiuse gli occhi e digrignò i denti lerci e sporchi di sangue quindi scosse la testa nella direzione delle sue numerose "figlie".

 

-La preda è fuggita e non abbiamo adempiuto al nostro compito. Ma poco male... E' nella nostra natura sapere aspettare...

 

Carezzò la testa di una delle iene che si era distesa ai suoi piedi uggiolando, quindi strinse il pugno e pronunciando alcune parole in una lingua arcaica fece si che tutti gli animali che si trovavano attorno a lui prima divenissero nuovamente mosche e poi che gli ronzassero attorno fino a svanire all'interno di un sacchetto di pelle intessuta che lui portava appeso a una scialba cintola legata attorno alla vita.

Si concesse un ultimo sorriso nella direzione in cui l'aereo era volato via, finendo poi per emettere una risata malvagia e gutturale.

 

-Dopotutto il piano non è ancora andato a monte. Tornatene pure nel tuo Wakanda, T'Challa figlio di T'Chaka. Dopo aver assistito alla lunga agonia di una vittima la sua carne è sempre più prelibata e saporita, e il tuo cadavere come da accordi è già mio. Sgranocchierò le tue ossa con immenso piacere quando verrà il momento adatto.

 

Detto ciò così come avvenuto per il branco di iene anche quel mostruoso essere divenne uno sciame di verdi mosconi della carne, che svanirono improvvisamente nel nulla così come erano comparse, lasciando la stanza silenziosa come se nulla fosse avvenuto al suo interno.

 

CONTINUA

 

 

1- Omoro è stato in passato uno dei più stretti collaboratori della famiglia reale Wakandana e oggi è il Capo dei Servizi Segreti dello stato africano. Risiede al Consolato Wakandano di New York ed nonostante il suo pessimo umorismo è un esperto assassino e addestrato nel combattimento marziale.

2-La Rudyarda (il cui nome è un omaggio allo scrittore Rudyard Kipling) è un paese confinante con il Wakanda, che un tempo aveva un regime di apartheid e ora è dilaniata da una guerra tra le varie fazioni etniche (che a dirla tutta si scontrano anche tra di loro) e i vecchi dominatori bianchi, i cosiddetti afrikaans.

 

Mi scuso con tutti per l'enorme ritardo nel pubblicare questo secondo capitolo, ma oltre a vari problemi di diversa natura che mi han fatto attraversare una grossa crisi creativa, cosa che ne ha rallentato la genesi, ci si è messo anche l'inconveniente che la prima stesura mi si è inspiegabilmente cancellata e quindi ho dovuto riscriverlo tutto da zero di sana pianta. Da ora cercherò di esser più puntuale e di evitare imprevisti di questo tipo. Spero che ciò che ne è uscito fuori, comunque vi intrighi e vi dia voglia di continuare a seguirmi, la mia dose di mistero e di suspence ho cercato di mettercela tutta. Al prossimo aggiornamento, quindi, con un altro capitolo delle vicende dell'Unico e solo Re Pantera.

 

Fabio Chiocchia

 

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